Il Partito pirata nasce, proprio con questo nome, nel periodo della cosiddetta “battaglia del copyright” cercando di dare una struttura transnazionale alle battaglie che si ebbero in vari paesi nei primi anni 2000. Nel 2006 nasce il primo partito pirata in Svezia. Da quel momento nascono in modo federativo Partiti pirata in tutte le nazioni europee (talvolta con caratteristiche molto diverse tra loro sebbene i programmi avessero in comune il rafforzamento dei diritti civili, maggiori istituti di democrazia liquida, la riforma del diritto d’autore e dei brevetti, la libertà di circolazione della conoscenza, la protezione dei dati personali, maggiore trasparenza e libertà d’espressione.
Il Partito vuole porsi come partito della cosiddetta società della conoscenza, cercando di intercettare quello strato, sempre più ampio, di lavoratori della conoscenza a cui le strutture politiche tradizionali sono aliene, ma allo stesso tempo non si troverebbero rappresentati dalle semplificazioni grossolane dei nuovi movimenti nazionalisti.
Risultati? Pochi e lenti vero, ma nei paesi in cui i pirati hanno saputo affrancarsi dalle spinte più elitarie i risultati non sono mancati. In germania passa dallo 0.2 ad oltre l’8% in alcune regioni. In Repubblica Ceca in soli 3 anni conquista 22 seggi in parlamento (il 10%). In islanda viene chiamato a formare il governo di coalizione con quasi il 15% dei voti.